Ogni volta che i nostri bimbi vengono a contatto con prodotti chimici di qualsiasi natura ci chiediamo quanto questi siano effettivamente sicuri.
I prodotti che destano la preoccupazione delle mamme possono essere i più vari, sicuramente tra questi vi sono i pesticidi, ma anche quei prodotti chimici utilizzati come “ammorbidenti” delle materie plastiche o anche ingredienti utilizzati in alcuni prodotti cosmetici.
Naturalmente non tutti i composti chimici sono pericolosi e non è corretto “fare di tutta l’erba un fascio” cercando di vivere lontani da ogni forma di prodotto di origine chimica (nè questo è oggettivamente possibile).
Molti composti chimici risultano infatti (allo stato attuale delle conoscenze scientifiche) non pericolosi per l’uomo, mentre alcuni prodotti o ingredienti (ad es. alcuni ingredienti dei cosmetici) di origine naturale possono generare reazioni allergiche o risultare pericolosi.
E’ dunque importante non farsi prendere dalla fobia della chimica celebrando indifferentemente le lodi di tutto ciò che è “naturale”. L’approccio più corretto è purtroppo anche quello più faticoso, ovvero quello che richiede studio, ricerca scientifica, analisi delle fonti e tanta, tanta attenzione nel distinguere ciò che è potenzialmente pericoloso da ciò che non lo è.
GuidaMamme vuole dare il proprio piccolo contributo a queste analisi attraverso la pubblicazione di articoli che permettano di individuare quali sono i prodotti su cui occorre concentrare la nostra attenzione. Lo faremo come sempre ricercando le fonti scientifiche più autorevoli e le pubblicazioni scientifiche più accreditate per poter dare un’informazione il più possibile corretta e puntuale.
Cosa sono i “Perturbatori Endocrini”?
I “perturbatori endocrini” sono quel complesso di sostanze che possono avere un effetto modificativo dell’equilibrio del nostro sistema ormonale.
Gli studi sui perturbatori endocrini a cui faremo riferimento sono quelli svolti dalla Commissione europea sui Perturbatori Endocrini.
Il Parlamento Europeo ha infatti evidenziato l’esigenza di intervenire sulla questione dei perturbatori endocrini sin dagli anni ’90 dando quindi il via ai lavori della Commissione Europea sui perturbatori endocrini che da allora ha analizzato oltre 500 sostanze ritenute potenzialmente a rischio.
Cos’è il Sistema Endocrino
Il sistema endocrino è il sitema della rete ormonale del nostro corpo, formato da ghiandole, ormoni e recettori. Esso rappresenta la chiave di comunicazione e di controllo tra il sistema nervoso e funzioni corporee come la riproduzione, il sistema immunitario, il metabolismo e il comportamento.
Ovvero il sistema endocrino controlla la crescita e lo sviluppo durante l’infanzia, la regolazione delle funzioni corporee in età adulta e il processo riproduttivo.
Cosa va ad interferire con il Sistema Endocrino
Alcune sostanze chimiche possono agire sul sistema endocrino andando a disturbare i meccanismi di equilibrio interno del corpo o avviando alcuni processi in tempi anomali rispetto al corso naturale della vita dell’uomo.
Tali sostanze chimiche possono esercitare i loro effetti attraverso una serie di meccanismi: ad es. possono “mimare l’attività di un ormone” generando una risposta nel corpo umano nel momento sbagliato o in maniera eccessiva, oppure possono interferire con i processi metabolici del corpo, etc.
Le sostanze chimiche con attività “ormonale” possono essere sia di origine naturale (ad es. la genisteina) che artificiale (ad es. il DDT, alcuni additivi plastici, etc).
Quali Effetti potrebbero avere
L’esposizione a sostanze che agiscono come “perturbatori endocrini” e soprattutto lo studio degli effetti che tali sostanze possono avere sull’uomo è ancora in una fase iniziale.
Molte sono state le risultanze degli effetti di tali prodotti chimici sulla fauna selvatica e sugli animali (per i quali si sono riscontrate possibili anomalie genetiche, compromissioni della capacità riprodutiva, modifiche comportamentali e modifiche del sistema immunitario) mentre sull’uomo le analisi, come dicevamo, sono ancora da approfondire.
Un certo numero di osservazioni sulle modifiche dello stato di salute dell’uomo negli ultimi decenni sono però state svolte (ad es. diminuzioni degli spermatozoi, ritardi nello sviluppo neurocomportamentale, malformazioni congenite, etc) e si ritiene che i perturbatori endocrini possano aver avuto un ruolo in tali modifiche anche se in molti casi non sono state ancora stabilite chiare relazioni tra gli effetti dei perturbatori endocrini e le modifiche che in questi ultimi anni ha avuto lo stato di salute dell’uomo.
Vediamo ora quali sono le sostanze chimiche più a rischio e dove si trovano.
La Commissione Europea sui Perturbatori Endocrini ha catalogato, a partire dal 2000, 575 sostanze ritenute potenzialmente a rischio sulla base degli studi effettuati fino a quel momento e alla letteratura scientifica più accreditata in materia.
Le analisi su tali elementi si sono svolte in più fasi e solo nel 2007 si è potuto ottenere uno screening di tutte le sostanze analizzate.
Come sono state classificate le sostanze?
Sulla base dei risultati ottenuti dalle analisi effettuate su organismi intatti e in vitro è stata fatta una suddivisione di tali sostanze in tre categorie così suddivise:
Categoria 1: Vi è almeno uno studio effettuato su un organismo intatto che ha fornito prove sulla capacità di interferenza della sostanza con il sistema endocrino. A tale categoria appartengono 194 elementi.
Categoria 2: Potenziale perturbatore endocrino. Le prove in-vitro hanno indicato per tali sostanze un probabile effetto di interferenza sul sistema endocrino. A tale categoria appartengono 125 elementi.
Categoria 3: Non vi sono dati scientifici per l’inclusione di tali elementi nelle precedenti categorie. A tale categoria appartengono 109 elementi.
Vi sono infine 147 elementi non valutati.
Quali sono queste sostanze?
Naturalmente si tratta dell’aspetto più rilevante. Dove possiamo trovare tali sostanze e come facciamo a individuarle?
Come abbiamo visto solo le sostanze appartenenti alla Categoria 1 sono 194 ed elencarle tutte sarebbe impossibile (ma qui potete trovare l’elenco completo). Possiamo però suddividerle per gruppi omogenei sulla base delle loro funzioni e dunque indicare i principali elementi che fanno parte di tale gruppo.
Molte di tali sostanze sono presenti nei pesticidi, alcune negli additivi per la realizzazione di plastiche, altri sono presenti nei prodotti cosmetici.
Vediamo dunque quali sono le sostanze presenti nella sola Categoria 1 (quella cioè per la quale vi sono ragionevoli certezze che possano interferire sul sistema endocrino).
Lo studio effettuato dalla Commissione Europea suddivide le sostanze presenti nella CATEGORIA 1 in tre gruppi: forte preoccupazione, media preoccupazione e bassa preoccupazione.
Vediamo cosa è presente nella categoria 1 a forte preoccupazione.
CATEGORIA 1 – FORTE PREOCCUPAZIONE
PESTICIDI, INSETTICIDI, FUNGICIDI, DISERBANTI, ETC
- Clordano, clordecone, mirex, toxafene, trifenilstagno, lindano, HCB (esaclorobenzene), acetochlor, alaclor, maneb, tiram, metam natrium, zineb, vinclozolin, atrazina, Tri-n-propyltin, tributilstagno, linuron, DDT (non più utilizzato in Europa), bifentrin, cialotrina, deltametrina, resmetrin (non autorizzato in Italia), carbaryl (pesticida del cotone), lindano (HCH), fenarimol, mancozeb, metiram, methoxychlor, metribuzin, p-Benzylphenol, pentaclorobenzene (non più in commercio), pentaclorofenolo, procimidone, trifuralin, Dichloroaniline.
OGGETTI IN PLASTICA
- FTALATI – BBP (butilbenzilftalato), DBP (dibutilftalato) e DEHP (di (2-etilexil) ftalato), DCHP (dicicloesil ftalato ) : Plastificanti ed ammorbidenti della plastica, in particolare del PVC . Dal 1999 il BBP, il DBP ed il DEHP non possono più essere utilizzati in Europa nella fabbricazione di articoli per bambini che possono essere messi in bocca. Dal 2007 tali ftalati non possono più essere utilizzati anche nei giocattoli per bambini. Sono invece ancora utilizzati nei materiali per l’impacchettamento del cibo oppure nelle capsule dei medicinali (pillole) resistenti agli acidi dello stomaco. Torneremo a parlare di ftalati in un altro post.
- BISFENOLO A: di recente il Bisfenolo A è stato conosciuto dal grande pubblico per il suo utilizzo nei biberon per bambini, il Bisfenolo A è infatti utilizzato principalmente nella produzione di plastiche. Il 25/11/2010 l’Europa ha messo al bando i biberon con bisfenolo. La decisione è stata presa dai rappresentanti dei 27 paesi Ue dopo un lungo negoziato. La produzione di biberon con bisfenolo A è stata dunque vietata a partire dal primo marzo 2011, mentre la loro commercializzazione e importazione è vietata a partire dal 1 giugno 2011. Un altro uso del bisfenolo A è nelle otturazioni dentali dei bambini.
- Stirene: utilizzato nella produzione di alcune plastiche come ad es il polistirene (o polistirolo) nonché nei polimeri in polistirene utilizzati per hobbies e artigianato. Un altro uso è quello dei contenitori per cibo.
- Epicloridrina: utilizzato come stabilizzante nelle plastiche, solvente in vernici, colle e smalti per unghie, nella preparazione di resine epossidiche e come insetticida.
- Ottifenolo: utilizzato come surfattante e nei prodotti plastici
- Policlorobifenili o PCB: si tratta di un gruppo di composti chimici in passato ampiamente utilizzati per i materiali elettrici ed oggi sono severamente vietati, ma si trovano ancora ampiamente nell’ambiente
COSMETICI
- DEP (dietilftalato) : DEP è l’unico ftalato impiegato nei cosmetici venduti in Europa ed inoltre aggiunto in piccole quantità ai prodotti cosmentici con lo scopo di rendere amaro e, quindi imbevibile, l’alcool etilico eventualmente presente nella composizione del prodotto
- Benzofenone 2 : utilizzato come schermo UV nei solari
- Diidrossibenzofenone: utilizzato come schermo UV nei solari
- 3-benzilidene canfora: utilizzato come schermo UV nei solari
- BHA ed E320 (butilidrossianisolo) utilizzato come antiossidante e conservante nei cosmetici e nel cibo. Vengono utilizzate le seguenti sigle per identificarlo: BHA per i cosmetici ed E320 quando è sottoforma di conservante per il cibo
- 4-Metilbenzilidene Canfora: utilizzato come schermo UV nei solari
- 2-etilesil-4-Metossicinnamato: utilizzato come schermo UV nei solari
- 4,4’-bisfenolo: utilizzato come conservante, disinfettante, antiossidante, profumo e filtro UV in cosmetica
- Cyclotetrasiloxane: emolliente, solvente in ambito cosmetico, ma ha anche numerose altre applicazioni
- Resorcinolo: antisettico e antimicotico utilizzato nei prodotti cosmetici (ad es. per il peeling) nonché nella fabbricazione di coloranti, prodotti farmaceutici
- 4-isooctilfenolo 4-octilfenolo sono usati come materia prima nella produzione di esempio tensioattivi, detergenti e agenti bagnanti
- ketoconazolo viene utilizzato come un farmaco antifungino e usato come uno shampoo, compressa, o crema.
ALTRE SOSTANZE
- Nonilfenolo e Nonylphenolethoxylate: utilizzati come detergenti e stabilizzanti per una vasta gamma di applicazioni, dalla pelle, al tessile all’industria dei polimeri e nelle vernici
- IPA, PCB PCT: sono presenti nei combustibili fossili e si formano non intenzionalmente durante il processo di combustione
- PHDD/ PHDF: si formano durante la combustione, nel corso di diversi processi industriali e di produzione di sostanze chimiche, compresi alogenati ritardanti di fiamma, pesticidi e solventi
- Triclorobenzene : è utilizzato come additivo nei coloranti, fluidi dielettrici, oli lubrificanti, i mezzi di trasferimento di calore e come solvente sgrassante
- Diphenylhexamethylcyclotetrasiloxane : utilizzato per vari scopi ad esempio nelle protesi mammarie e nel grasso per cuscinetti
Nella CATEGORIA 1 sono presenti anche sostane a MEDIA PREOCCUPAZIONE che vedremo nel prossimo post, molte delle quali utilizzate in cosmetica, anche in prodotti per bambini.
I Perturbatori Endocrini presenti nei prodotti cosmetici
Per facilità d’uso e per rendere più leggibile tutta l’analisi fatta fino ad ora riportiamo di seguito l’elenco di TUTTI gli elementi che è possibile trovare nei prodotti cosmetici e per i quali esistono test di laboratorio effettuati su organismi sani che dimostrano che tali elementi hanno interferenza con il sistema endocrino (alcuni di questi elementi hanno più di un uso). Tali elementi appartengono in parte alla categoria ad alto fattore di preoccupazione ed in parte alla categoria a medio fattore di preoccupazione.
La lista
- Butilparabene – conservante (medio fattore di rischio)
- Etilparabene – conservante (medio fattore di rischio)
- Metilparabene – conservante (medio fattore di rischio)
- Propilparabene – conservante (medio fattore di rischio)
- 3-benzilidene canfora – Filtro UV (alto fattore di rischio)
- 4,4’-diidrossi-benzofenone (detto anche Oxibenzone) – Filtro UV (medio fattore di rischio)
- 4-metilbenzilidene canfora – Filtro UV (alto fattore di rischio)
- Benzofenone-1 – Filtro UV (alto fattore di rischio)
- Benzofenone-2 – Filtro UV (alto fattore di rischio)
- EtilhexileMetoxycinnamato / Octile Methoxycinnamato (detto anche Octinoxate) – Filtro UV (alto fattore di rischio)
- Butilated idrossianisolo (BHA) – Antiossidante (alto fattore di rischio)
- Acido Borico – Antimicrobico (medio fattore di rischio)
- Ciclotetrasiloxano (silicone) – Emolliente (alto fattore di rischio)
- Dietil ftalato (DEP) – Denaturante (medio fattore di rischio)
- Diidrossibifenile/ 4,4′-diidrossi-bifenile – Filtro UV, disinfettante, profumo (alto fattore di rischio)
- Acido Idrossicinnamico (PCA) – cura della pelle (basso fattore di rischio)
- Resorcinolo – Colorante per capelli – (alto fattore di rischio)
Cosa si sta facendo?
Le sostanze che abbiamo elencato in questo e nei precedenti post sono delle tipologie più disparate (si va dai pesticidi, ai conservanti, ai prodotti cosmetici, etc). Secondo la legislazione vigente nell’Unione europea, la valutazione del potenziale tossico di una sostanza chimica dipende dal tipo di sostanza chimica. Per esempio, i pesticidi e biocidi hanno una legislazione specifica che disciplina le prove e la valutazione su tali elementi. Per i parabeni esistono invece una serie di Opinioni del Comitato Scientifico sui Prodotti di Consumo che danno indicazioni sul limite massimo di concentrazione di tali elementi nei cosmentici ritenuto accettabile.
Non esiste invece una specifica legislazione che disciplini l’uso dei perturbatori endocrini nel loro complesso.
Lo studio sui perturbatori endocrini è tuttora aperto e richiede sforzi internazionali. E’ necessario raccogliere dati, analizzare i meccanismi d’azione degli interferenti endocrini e misurarne gli effetti ad esempio attraverso la creazione di programmi di monitoraggio.
Cosa possiamo fare?
Come abbiamo visto gli studi sui perturbatori endocrini sono ancora in una fase iniziale e probabilmente si impiegheranno anni per ottenere dei risultati certi sugli effetti che tali sostanze hanno sul corpo umano.
Ad oggi si può solo dire che c’è una “ragionevole certezza” che tali sostanze possano interferire con il sistema endocrino umano, anche se gli effetti non sono ancora chiari.
Inoltre, sebbene esistano una serie di opinioni e norme che disciplinano le sostanze “per gruppi omogenei” non ne esiste una specifica che si occupi dei perturbatori endocrini nel loro complesso e che dia indicazioni anche sugli effetti di accumulo possibili quando si è sottoposti all’azione contemporanea di tali sostanze (alcune delle quali peraltro si accumulano nei tessuti e risultano quindi difficilmente smaltibili).
Ciò che pertanto possiamo fare è cercare di ridurre il più possibile l’uso delle sostanze definite a “forte e media preoccupazione” (Cat. 1) nell’attesa che i progressi nel campo della ricerca e in campo normativo chiariscano quali sono i probabili effetti e quali limiti dare all’uso complessivo di tali sostanze.
Ciò è tanto più necessario laddove ad essere esposti sono i bambini, per i quali i quantitativi di elementi chimici “problematici” sopportabili sono certamente inferiori a quelli degli adulti.
La lista in alto può essere d’aiuto a chi volesse identificare la presenza dei perturbatori endocrini nei propri prodotti cosmetici.
In ogni caso nei propri test sui prodotti cosmetici GuidaMamme segnalerà sempre la presenza di tali elementi affinché possa essere più semplice identificarli.